Progetto IST. TUMORI Milano – adeguatezza margini di resezione in particolari sedi anatomiche

Dott. Umberto Cortinovis

Responsabile Chirurgia Plastica Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori Via Venezian 1, 20133 Milano

Studio clinico sull’adeguatezza dei margini di resezione di 1 cm in relazione alla sopravvivenza, nei pazienti con melanomi primitivi con spessore >2 mm localizzati in particolari sedi anatomiche.

Caratteristiche del melanoma cutaneo

Il melanoma cutaneo è un tumore maligno che origina dai melanociti della cute e delle mucose o, molto più raramente, dai melanociti posti in sedi extracutanee (occhio, orecchio interno, meningi ecc.). L’incidenza del melanoma è in rapido aumento (più velocemente rispetto a ogni altra neoplasia). Colpisce prevalentemente soggetti di razza caucasica, con uguale distribuzione nei due sessi ed è rarissimo prima della pubertà. L’età massima di incidenza è compresa fra il 4° e il 6° decennio di vita.

Negli ultimi anni il melanoma cutaneo ha avuto un notevole aumento di incidenza anche nel nostro paese. Questo tumore è caratterizzato da una fase in cui non presenta una grande aggressività biologica. La conoscenza della morfologia clinica che caratterizza questa fase permette di giungere a una diagnosi precoce e, con un semplice intervento chirurgico, a salvare la vita del paziente.

Si riconoscono fattori di rischio legati all’ospite e fattori di rischio legati all’ambiente:

  • Fattori di rischio legati all’ospite
  • Presenza di una predisposizione familiare; il melanoma familiare costituisce il 10% circa di tutti i melanomi.
  • Presenza di un elevato numero di nevi (superiore a 50) e di nevi congeniti. La percentuale di melanoma che insorge su un nevo preesistente varia dal 20 all’80%, secondo le casistiche. Il melanoma può insorgere su un nevo melanocitico acquisito o congenito o in contiguità con esso.
  • Presenza di nevi clinicamente atipici (denominati anche “displastici”).
  • Presenza di un fenotipo a pelle chiara, con occhi e capelli chiari.
  • Fattori di rischio legati all’ambiente

L’importanza del sole come fattore di rischio per lo sviluppo del melanoma è ancora oggetto di discussione. Recenti dati epidemiologici hanno evidenziato come il fattore di rischio sia rappresentato non dalla fotoesposizione cronica ai raggi ultravioletti, ma dalle ustioni solari avvenute in età giovanile, specie in soggetti con pelle chiara che si scotta facilmente e si abbronza con molta difficoltà.

Terapia chirurgica del melanoma primario

La terapia chirurgica è il trattamento di scelta del melanoma che ancora non abbia superato le barriere regionali. La recidiva in sede di intervento, se la tecnica è stata corretta, è un evento raro (<5%). La scelta del trattamento chirurgico è basata sulle seguenti considerazioni:

  • la terapia chirurgica “adeguata” evita la recidiva locale;
  • l’escissione del melanoma primario, non è, quando siano rispettate le modalità sottoindicate, causa di una disseminazione di cellule neoplastiche.

Le linee guida per il trattamento del melanoma cutaneo primitivo che non ha evidenza clinico- istologica di malattia regionale o metastatica” sono di seguito schematizzate:

  • ogni lesione pigmentata sospetta deve essere asportata ai fini diagnostici (ogni volta che è possibile) con margine sottile; le cellule di melanoma hanno la capacità di migrare localmente dal tumore primitivo, estendendosi in superficie o in profondità. Il goal della terapia chirurgica del melanoma di qualsiasi spessore risulti, è di assicurare la completa escissione della lesione; l’escissione completa con negatività dei margini deve essere successivamente confermata dal patologo che valuta i preparati;
  • l’espletamento di biopsia incisionale, cioè l’asportazione di una parte della lesione a scopo diagnostico, anche se non ha alcuna influenza sulla sopravvivenza, deve essere limitata ai seguenti casi:
    • alla presenza di lesioni ampie
    • sedi critiche dal punto di vista chirurgico (ad es. volto, regioni subungueali, nevi congeniti giganti, mucose, ecc)
    • quando la biopsia escissionale comporterebbe interventi complessi e demolitivi.
  • non si deve impiegare ai fini diagnostici, sul tumore primitivo, l’esame citologico di fine needle aspirazione;
  • poiché la diagnosi di melanoma è spesso difficile, sia clinicamente sia istologicamente, si raccomanda che l’interpretazione istologica di ogni lesione sospetta venga espletata da patologi esperti nella diagnosi di lesioni pigmentate.

L’intervento da eseguire per ogni lesione clinicamente dubbia o sospetta di essere melanoma, è pertanto l’escissione in toto della neoformazione con un margine di tessuto non eccedente i 3 mm (biopsia escissionale). Se il patologo, con il quale il clinico dovrebbe mantenere una stretta comunicazione informativa, conferma la diagnosi di melanoma, deve essere eseguito l’intervento “radicale” (ampliamento dei margini di escissione).

Lo studio della letteratura più recente conferma i seguenti criteri:

  • la necessità di estendere l’escissione in profondità; l’exeresi deve infatti comprendere il tessuto sottocutaneo arrivando fino alla fascia muscolare, che non viene escissa;
  • il rispetto dei margini di resezione chirurgica descritti in letteratura (riportati qui di seguito).

Margini di resezione chirurgica previsti per il melanoma confermato istologicamente

Si determinano dopo aver valutato i margini liberi dal tumore riportati dall’istologo sul referto e in base alle caratteristiche istologiche del Melanoma stesso a cui corrisponde un preciso stadio pT (in base a spessore secondo la classificazione di Breslow, presenza/assenza di ulcerazione)

(Per l’indicazione all’esecuzione della linfoadenectomia selettiva, se ne discute nel paragrafo dedicato)

Melanoma in situ (presenza di cellule maligne nell’epidermide, pTis,): Radicalizzazione a 5 mm dai margini della pregressa cicatrice, esclusa fascia muscolare.

Melanoma invasivo fino a 2 mm di spessore (pT1a, pT1b, pT2a, pT2b): Radicalizzazione a 1 cm dai margini della pregressa cicatrice, esclusa fascia muscolare.

Melanoma invasivo oltre i 2 mm di spessore (pT3a, pT3b, pT4a, pT4b): Radicalizzazione a 2 cm dai margini della pregressa cicatrice, esclusa fascia muscolare.

Casi particolari

L’obiettivo del trattamento terapeutico è quello di rimuovere ogni possibile residuo di malattia rimasto dopo la biopsia diagnostica. La rimozione del margine sano permette di eliminare eventuali residui tumorali e abbassa il rischio di recidiva locale. L’unico trattamento efficace per il melanoma cutaneo è ancora oggi la rimozione chirurgica del tumore primario prima che metastatizzi. Quindi

gran parte del miglioramento della sopravvivenza per i pazienti affetti da melanoma, è da attribuirsi alla diagnosi precoce e ad un efficace trattamento chirurgico. La sopraindicata linea di condotta chirurgica non può essere seguita in ogni condizione. Nelle sedi anatomiche critiche, come il volto o le dita, l’escissione deve tendere al margine libero prescritto, tenendo però conto che l’escissione deve essere tale da consentire riparazioni plastiche soddisfacenti sia da un punto di vista funzionale (quando possibile) sia e soprattutto per la qualità di vita dei pazienti.

Lo studio in oggetto prevede l’analisi di casi di melanoma con spessore maggiore di 2 mm, localizzati in sedi critiche, che per necessità sono state trattate con un’ampiezza dei margini più ridotta rispetto a quella indicata dalle linee guida e che spesso hanno comunque richiesto una ricostruzione plastica. La finalità dello studio sarà quella di dimostrare che un’asportazione chirurgica più conservativa, non ha compromesso l’aspettativa di sopravvivenza dei pazienti trattati.

Il progetto sarà coordinato dal Dr Cortinovis, responsabile dell’Unità di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva della Fondazione IRCCS dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, e richiederà il sostegno finanziario per una/un giovane ricercatrice/ore della predetta Unità, che si occuperà di effettuare tutte le analisi cliniche previste dallo studio. I risultati dello studio saranno poi pubblicati su una rivista scientifica, e nella pubblicazione si menzionerà, nella sezione dei ringraziamenti, l’importante aiuto finanziario ricevuto dalla Onlus Emme Rouge per sostenere l’attività clinico- scientifica di giovani ricercatori nell’ambito dello studio di patologie oncologiche complesse ed aggressive e particolarmente diffuse come il melanoma.

Allegati scaricabili

CV Dott.Sala Laura

Association of Excision Margin Size With Local Recurrence and Survival in Patients With T1a Melanoma at Critical Structures

Similar local recurrence and survival in patients with T1 radial growth phase melanoma on head and neck treated with 5 or 10 mm margins A retrospective study

Progetto IMI IEO genetica in età pediatrica

STUDIO OSSERVAZIONALE X
TITOLO:
Prognosi del melanoma giovanile in associazione a determinanti genetici di predisposizione e progressione
PROPONENTI (SPECIFICARE L’ISTITUZIONE DI APPARTENENZA, CON INDIRIZZO, TELEFONO, FAX ED
E-MAIL):
Sara Raimondi & Sara Gandini
Istituto Europeo di Oncologia
Via Ripamonti 435, 20141 Milano
Tel: +390294372711
Email: sara.raimondi@ieo.it
sara.gandini@ieo.it
COLLABORATORI:
Maria Concetta Fargnoli & Cristina Pellegrini
Università dell’Aquila
L’Aquila
Paola Ghiorzo
Università di Genova e Ospedale Policlinico San Martino
Genova
Monica Rodolfo
Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori
Milano
COORDINATORE RESPONSABILE
Sara Raimondi
Istituto Europeo di Oncologia
Via Ripamonti 435, 20141 Milano
Tel: +390294372711
Email: sara.raimondi@ieo.it
PARTECIPANTI ALLO STUDIO (CHE ABBIANO GIA’ CONFERMATO L’ADESIONE AL PROGETTO):
Hanno partecipato ad una prima fase del progetto (che qui proponiamo di ampliare):
Maria Concetta Fargnoli, Cristina Pellegrini (Università dell’Aquila)
Daniela Massi (Università di Firenze)
Sara Raimondi, Sara Gandini, Patrick Maisonneuve, Federica Baldini, Paola Queirolo (IEO, Milano)
Paola Ghiorzo (Università di Genova)
Chiara Menin (IOV-IRCCS, Padova)
Ausilia Maria Manganoni, Fabio Facchetti (Università di Brescia)
Monica Rodolfo (INT, Milano)
Sonia Brugnara (Ospedale Santa Chiara, Trento)
Emanuela Passoni (Ospedale Maggiore Policlinico, Milano)
Gabriella Guida (Università di Bari)
Fabrizio Ayala (Fondazione G. Pascale, Napoli)
Pietro Quaglino (Università di Torino)
Antonella Romanini (Azienda Ospedaliero-Universitaria Santa Chiara, Pisa)

Emilia Migliano (Istituto Dermatologico San Gallicano, Roma)
Ignazio Stanganelli (IRCCS-IRST, Meldola)
Maria Antonietta Pizzichetta (CRO Aviano)
INTRODUZIONE
RAZIONALE
Il melanoma si manifesta principalmente nei pazienti in età adulta ed è raro nella popolazione pediatrica, con solo il 2%
di tutti i casi di melanoma diagnosticati in pazienti di età inferiore ai 20 anni. Per quanto riguarda i giovani, la maggior
parte dei melanomi viene diagnosticata tra gli adolescenti e solo l’8% si manifesta nella prima infanzia e in età
pediatrica.
Esistono differenze sostanziali per quanto riguarda gli aspetti clinici, le caratteristiche istopatologiche e lo stadio alla
diagnosi del melanoma in età pediatrica rispetto al melanoma dell’adulto. Inoltre, gli studi pubblicati hanno riportato
dati discordanti sul tasso di sopravvivenza.
Non è chiaro se il melanoma in età pediatrica differisca dal melanoma dell’adulto per quanto riguarda gli aspetti di
suscettibilità genetica. Inoltre, non è ben noto se i determinanti genetici di predisposizione e progressione di melanoma
negli adulti abbiano un impatto sulla prognosi dei melanomi giovanili.
OBIETTIVO
PRINCIPALE
Lo scopo dello studio è di indagare come la prognosi dei melanomi giovanili possa essere influenzata dalla presenza di
varianti germinali nei più importanti geni di predisposizione per il melanoma (CDKN2A, CDK4, POT1, BAP1, MITF,
TERT promoter, ACD, TERF2IP e MC1R) e di polimorfismi genici identificati in studi di GWAS associati allo
sviluppo e alla prognosi nel melanoma sporadico. Il fattore prognostico che verrà preso in considerazione come
outcome principale sarà lo spessore di Breslow. La coorte di riferimento è costituita da bambini ed adolescenti con
melanoma cutaneo diagnosticato prima dei 21 anni di età.
OBIETTIVO SECONDARIO
Gli obiettivi secondari sono:
1) identificare le associazioni tra alterazioni genetiche germinali e i seguenti fattori prognostici precedentemente
associati a differenze di sopravvivenza del melanoma in bambini e adolescenti: stato pN, stato pT, metastasi,
ulcerazione, conta mitotica, localizzazione del tumore e stadio AJCC;
2) indagare l’associazione delle alterazioni genetiche germinali con la sopravvivenza specifica per melanoma, la
sopravvivenza libera da malattia e la sopravvivenza globale;
3) confrontare le caratteristiche epidemiologiche e cliniche dei casi di melanoma cutaneo giovanile rispetto ai
fattori prognostici rilevanti e alla sopravvivenza;
4) costituire una biobanca di casi di melanoma cutaneo giovanile che costituisca il punto di partenza per ulteriori
indagini sulle caratteristiche istopatologiche, cliniche, epidemiologiche e genetiche di questa rara malattia.

MATERIALI E METODI (Principali Criteri di Inclusione ed Esclusione):
I pazienti devono soddisfare tutti i seguenti criteri per essere arruolati nello studio:
1) avere una diagnosi istologica confermata di melanoma cutaneo;
2) avere meno di 21 anni alla data della diagnosi istologica di melanoma;
3) avere informazioni già disponibili su almeno una delle alterazioni genetiche sopra elencate OPPURE avere campioni
di sangue o saliva già raccolti / DNA già estratto OPPURE essere disponibili per una nuova raccolta di campioni di
sangue o saliva.
I pazienti con melanoma cutaneo di qualsiasi istotipo, sito e stadio possono essere arruolati, inclusi i melanomi
spitzoidi. Saranno inoltre inclusi anche i melanomi in situ. I pazienti con informazioni sconosciute sull’istotipo e / o sul
sito primario possono essere arruolati se hanno una diagnosi istologica definitiva di melanoma.
I pazienti che soddisfano uno dei seguenti criteri di esclusione non saranno arruolati nello studio:
1) casi con una storia precedente di cancro in qualsiasi sito, escluso tumori cheratinocitari maligni;
2) neoplasie spitzoidi atipiche / MELTUMP
3) melanomi oculari e delle mucose
DURATA PREVISTA DELLO STUDIO: 3 anni
Approvazione Comitati Etici, raccolta dati clinici e campioni biologici, costituzione del database clinico: 1 anno
Analisi genetiche e statistiche: 1 anno e 6 mesi

Bozza e invio del paper: 6 mesi
PREVISIONE STATISTICA (NUMEROSITA’ DEL CAMPIONE):
L’endpoint principale del presente studio è quello di valutare se una combinazione di alterazioni genetiche germinali,
espresse come score genetico possano essere associate a fattori prognostici, nello specifico lo spessore di Breslow, nei
bambini e negli adolescenti.
Da un precedente studio sulla prima casistica italiana IMI di melanomi giovanili (articolo in fase di sottomissione),
abbiamo riscontrato un valore dello spessore di Breslow più basso nei pazienti con varianti nel gene MC1R
(1.50mm±SD:1.87) rispetto ai wild-type (2.42±SD:2.20).
Ipotizzando di individuare una differenza analoga per uno score genetico che includa più geni di interesse, un test T
bilaterale per campioni indipendenti con una dimensione complessiva del campione di 400 soggetti (equamente
suddivisi in gruppi ad alto e basso rischio in base allo score GENE) raggiunge una potenza statistica del 99% a un
livello di significatività 0,05 per identificare una differenza nelle medie dello spessore di Breslow di almeno 0.92 mm
tra il gruppo a basso rischio rispetto al gruppo ad alto rischio.
Basandosi sulle stesse ipotesi precedenti, si avrebbe comunque una potenza statistica sufficiente del 80% anche se il
campione si riducesse a 158 pazienti, che è di poco superiore alla casistica IMI già raccolta per la prima fase dello
studio (N=123 pazienti).
CENTRO DI RACCOLTA DATI:
Unità di Epidemiologia Genetica e Farmaco-epidemiologia
Dipartimento di Oncologia Sperimentale
Istituto Europe di Oncologia
Via Ripamonti 435, Milano

POSSIBILI ULTERIORI COLLABORAZIONI:
Tutti gli altri centri IMI disponibili a fornire dati e campioni biologici su casi di melanoma cutaneo diagnosticato prima
dei 21 anni di età.

PREMESSE PER ULTERIORI STUDI FUTURI:
– Studiare l’associazione tra mutazioni somatiche e prognosi del melanoma in pazienti affetti da melanoma infantile /
adolescenziale.
– Confrontare le frequenze delle mutazioni della linea germinale e somatiche tra casi infantili / adolescenti e casi adulti
(età alla diagnosi ≥35 anni).
– Studiare i determinanti genetici del melanoma infantile / adolescenziale tramite l’analisi del sequenziamento dell’intero
esoma.

ULTERIORI ANNOTAZIONI: A partire dalla casistica di dati già raccolti, sarà necessario richiedere ai singoli centri
un aggiornamento del follow-up per la determinazione delle stime di sopravvivenza. Sarà inoltre richiesto
l’ampliamento della casistica a casi familiari e multipli (non inclusi in una precedente fase dello studio) e di tutti i nuovi
pazienti con melanoma giovanile diagnosticati dopo il 2016. Se possibile, saranno richiesti i vetrini per una
rivalutazione istopatologica centralizzata.

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IMI project final report_Gandini_Raimondi

JEADV 2021 Raimondi

 

Progetto Imi Ghiorzo teleconsulto

Progetto: Teleconsulto: utilizzo di strumenti di telemedicina per percorsi di consulenza genetica e per promuovere approcci di Next Generation Sequencing al test genetico per la predisposizione al Melanoma.

Proponente: Paola Ghiorzo, William Bruno

Ente: Università degli Studi di Genova, Dipartimento di Medicina Interna e Specialità Mediche (DiMI) e Ospedale Policlinico San Martino IRCCS per l’Oncologia, UO Genetica dei Tumori Rari
INTRODUZIONE A seguito dell’Intesa tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano sul documento recante “Telemedicina-Linee di indirizzo nazionali” approvata in sede di Conferenza Stato-Regioni (20 febbraio 2014), è prevista anche in Italia la possibilità per i centri clinici di avvalersi di strumenti di Telemedicina, una realtà già in molti paesi europei. Lo scopo generale è quello di consentire ai pazienti l’accesso a distanza ad assistenza specialistica, facilitando la condivisione dell’informazione clinica fra i centri di riferimento, la riduzione della mobilità dei pazienti e rendendo disponibili competenza ed esperienza dei centri di riferimento nelle sedi in cui si trova il paziente. In particolare per teleconsulto si intende una interazione tra professionisti mediante tecnologia di tele-medicina nell’ordine di fornire : parere/referto puntuale su un quesito clinico/diagnostico/terapeutico consulenza reiterata in un determinato tempo su una situazione clinica complessa che richiede modifiche e integrazioni nel percorso clinico/ diagnostico/terapeutico/assistenziale presa in carico a distanza: attività complessa di tele-consulenza, replicata nel tempo, di supporto, orientamento e indirizzo da parte di un professionista/gruppo di professionisti esperto/i a favore dei servizi ospedalieri e territoriali nella realizzazione di uno specifico piano clinico assistenziale).

In particolare, la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, nella seduta del 22 gennaio 2015, ha sancito l’Accordo, ai sensi dell’articolo 4, comma 1, del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano sulla teleconsulenza e approva e consente la consulenza a distanza per promuovere e potenziare la presa in carico dei malati rari. Obiettivo dell’Accordo è quello di rafforzare il funzionamento delle reti di eccellenza per le malattie rare attraverso l’implementazione della telemedicina, migliorando aspetti normativi e regolamentari, sperimentando modalità ad hoc per la remunerazione delle prestazioni basandosi su adeguate analisi di costi, efficacia e benefici e definendo una sperimentazione triennale.
Tale approccio potrebbe essere utilizzato nell’ambito dell’IMI per fornire a pazienti selezionati un percorso di consulenza genetica, al fine d’individuare i pazienti con criteri di accesso a test genetici.

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Curriculum Vitae Dr.ssa Barile

Resoconto attività TG-IMI maggio 2022 monica Barile

Bersaglio MELANOMA

Quattro associazioni di pazienti, A.I.MA.ME. (Associazione Italiana Malati di Melanoma), A.PA.I.M. (Associazione Pazienti Italia Melanoma), Emme Rouge (Comitato Emme Rouge in ricordo di Mara Nahum Onlus) e MIO (Melanoma Italia Onlus), nell’ambito della loro attività di monitoraggio dei bisogni segnalati dai propri associati, hanno identificato, come priorità, l’individuazione delle eventuali cause che possono ritardare la diagnosi di melanoma e/o ostacolare un corretto percorso diagnostico-terapeutico.

Questo progetto ha l’obiettivo di riconoscere i potenziali ostacoli che possono determinare tali problematiche ed elaborare soluzioni specifiche che possano essere adottate con l’obiettivo di migliorare sempre più l’efficacia e l’efficienza diagnostica in quest’area, migliorando così la prognosi dei pazienti in Italia.

Per realizzare tale obiettivo, un Comitato Scientifico (CS) multidisciplinare, composto da dermatologi, oncologi, esperti nella diagnosi istopatologica e molecolare del melanoma, rappresentativi di strutture sanitarie e aree geografiche diverse, è stato riunito assieme ai rappresentanti delle associazioni dei pazienti. Il CS ha sviluppato due questionari, uno rivolto ai pazienti ed uno ai dermatologi, utili a raccogliere informazioni sulle seguenti dimensioni che impattano sulla fase diagnostica: 1) il fattore tempo legato alle visite nonché agli esami strumentali e di laboratorio, 2) gli aspetti organizzativi delle strutture sanitarie e dei percorsi diagnostici, 3) le modalità di comunicazione della diagnosi stessa ai pazienti.

I due questionari sono diventati oggetto di una survey anonima, autosomministrata, volontaria, liberamente accessibile utilizzando l’applicazione LimeSurvey tra il 6 luglio e 6 settembre 2020.

L’obiettivo è di raccogliere dati sulle eventuali barriere alla diagnosi precoce, come esse si distribuiscono sul territorio nazionale e quale sia la loro natura al fine di individuare coerenti interventi da adottare ai diversi livelli di organizzazione assistenziale. L’ambizione ultima, è individuare modalità comuni in tutte le regioni italiane per favorire la diagnosi precoce del melanoma attraverso la facilitazione dei percorsi di accesso e il supporto alla assistenza ove necessario.

Per PARTECIPARE ALL’INDAGINE vai al sito https://survey.rarelab.eu

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Identificazione di nuovi markers prognostici nel Melanoma: analisi molecolare degli esosomi tumorali

INTRODUZIONE

Il melanoma cutaneo è un tumore che origina dai melanociti della pelle. La sua incidenza nel mondo è in costante aumento, specie tra i più giovani. Se riconosciuto nelle sue fasi iniziali, la resezione chirurgica ne rappresenta il trattamento d’elezione; in fasi più avanzate, invece, il melanoma è estremamente aggressivo e presenta un’elevata capacità di invadere e colonizzare altri tessuti.

Nel corso degli ultimi anni è stato ampiamente dimostrato che spesso alla base dello sviluppo e della progressione di un tumore ci sono mutazioni nel patrimonio genetico che portano a una rottura del delicato equilibrio che sottende al corretto funzionamento delle cellule, favorendo la loro trasformazione. Cellule mutate, o con caratteristiche genetiche alterate, rispondono in modo diverso ai vari trattamenti farmacologici; per questo motivo assume grande importanza la terapia oncologica basata su farmaci “mirati”, che vengono cioè somministrati in base alla presenza o meno di specifiche mutazioni del DNA. Nel caso del melanoma, si tratta principalmente di alterazioni a carico di geni proliferativi, come il gene BRAF. La mutazione più frequente di BRAF, V600E, è stata riscontrata nel 50% dei casi di melanoma; ciò ha portato allo sviluppo di farmaci, come il vemurafenib, diretti specificatamente contro tale mutazione. Questi farmaci mirati, o a bersaglio molecolare, rappresentano pertanto dei fondamentali strumenti di medicina personalizzata, in quanto la terapia viene scelta non solo in base alla fase di sviluppo del tumore ma anche in relazione alle sue caratteristiche molecolari, che possono variare da paziente a paziente. Tuttavia, malgrado una buona risposta iniziale, la maggior parte dei pazienti sviluppa resistenza a breve termine a questi trattamenti. È quindi di fondamentale importanza una più approfondita chiarificazione dei meccanismi che stanno alla base dello sviluppo della resistenza del melanoma a queste terapie mirate.

È stato recentemente dimostrato che i cambiamenti cellulari e molecolari associati allo sviluppo di farmacoresistenza possono essere trasferiti da una cellula tumorale all’altra attraverso gli esosomi. Questi sono piccole vescicole extracellulari di dimensioni comprese tra 50-150 nm, provviste di membrana e contenenti miRNA, mRNA, proteine e lipidi. Gli esosomi sono rilasciati attraverso esocitosi e il loro contenuto può essere internalizzato nelle cellule riceventi, con conseguente alterazione delle vie del segnale in queste ultime. Gli esosomi sono presenti nei fluidi corporei come sangue, urina e saliva, e possono essere isolati dal medium di coltura cellulare. Il ruolo degli esosomi nello sviluppo della resistenza del melanoma al vemurafenib deve ancora essere elucidato, sebbene alcuni studi suggeriscano il loro coinvolgimento in questo processo.

SCOPO DEL PROGETTO

Sulla base delle considerazioni sopra riportate, con questo progetto si intende analizzare:

1) Il cross-talk tra le cellule di melanoma resistenti al vemurafenib e quelle non resistenti
Studi recenti hanno messo in evidenza che lo sviluppo di resistenza del melanoma alle terapie mirate è accompagnato da importanti cambiamenti nel potenziale metastatico cellulare e da una parallela modificazione nell’espressione di alcuni miRNA. Studi condotti nel nostro laboratorio hanno inoltre dimostrato che le cellule di melanoma resistenti al vemurafenib presentano specifiche caratteristiche di staminalità associate all’espressione di pompe di efflusso di membrana coinvolte nella resistenza multi- farmaco.

Questi esperimenti saranno volti a verificare se le cellule di melanoma resistenti al vemurafenib siano in grado di trasferire le caratteristiche cellulari e molecolari associate alla farmacoresistenza alle cellule non resistenti e se gli esosomi siano direttamente coinvolti in tale cross-talk.

2) Il profilo molecolare degli esosomi prodotti dalle cellule di melanoma resistenti al vemurafenib
Come accennato sopra, gli esosomi possono essere impiegati dalle cellule tumorali come veri e propri “messaggeri” di farmacoresistenza, grazie alla loro capacità di veicolare diversi tipi di molecole direttamente implicate nella proliferazione e aggressività tumorale.
Scopo di questa parte del progetto sarà quello di caratterizzare il “cargo” molecolare degli esosomi prodotti dalle cellule di melanoma resistenti al vemurafenib, allo scopo di individuare nuovi markers di farmacoresistenza.

3) I meccanismi molecolari alla base della resistenza al vemurafenib e del rilascio degli esosomi tumorali come target di terapie di combinazione>/span>
Studi condotti nel nostro laboratorio hanno dimostrato che il composto naturale 𝛿-tocotrienolo esercita una significativa azione antitumorale su colture cellulari di melanoma umano; in particolare, questo composto è in grado di ridurne la componente staminale responsabile della resistenza al vemurafenib.

Nel nostro laboratorio verranno svolti esperimenti per valutare gli effetti del 𝛿-tocotrienolo sulle vie molecolari responsabili dello sviluppo di resistenza al vemurafenib, al fine di verificare se questo composto possa non solo aumentare l’efficacia del trattamento standard ma anche risensibilizzare a quest’ultimo le cellule di melanoma divenute resistenti. Sarà inoltre analizzata la capacità del 𝛿 -tocotrienolo di modificare il rilascio e il contenuto degli esosomi tumorali, interferendo con il trasferimento cellulare della farmacoresistenza.

Lo scopo ultimo di questo progetto è quindi quello di integrare le informazioni relative allo sviluppo della resistenza del melanoma alle terapie mirate, individuando le caratteristiche uniche di questo processo così da facilitarne la diagnosi e il trattamento. In particolare, l’analisi del contenuto molecolare degli esosomi presenti nelle biopsie liquide dei pazienti affetti da melanoma e trattati con vemurafenib rappresenterebbe un metodo innovativo per l’individuazione dello sviluppo di farmacoresistenza ed offrirebbe di conseguenza la possibilità di utilizzo di approcci terapeutici specifici per ogni paziente, in termini di medicina di precisione.

Gli studi di questo progetto, per cui si prevede la durata di un anno, verranno inizialmente condotti in vitro su cellule di melanoma umano coltivate in laboratorio. Si prevede successivamente di eseguire esperimenti in vivo (studi preclinici). Il progetto sarà svolto presso il Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari dell’Università degli Studi di Milano, in collaborazione con la Oxford Brookes University (Oxford, UK) e l’Istituto Nazionale dei Tumori (Milano, Italia).